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Tanti Auguri... A Me! (un compleanno indimenticabile)


di santoBEVITORE
19.11.2011    |    13.484    |    2 9.6
"Un paio avevano il cazzo dritto e se lo stavano menando..."

Regali.
E' bello farli ed è bello riceverli.
ci sono persone che esprimono il loro affetto regalandoti esattamente quello che vuoi, quello che desideri, quello di cui hai bisogno.


"fatti trovare pronto per le 17, passo a prenderti, dì pure a casa che non rientri per cena… vedrai… ci divertiremo"
io e Raffaele non eravamo esattamente amici; facevamo delle belle chiacchierate, una volta o due avevamo preso un caffè insieme e qualche cena con il gruppo… ma soprattutto facevamo delle scopate grandiose.
sempre pronto a giocare e provare nuove emozioni, era stato proprio con lui che mi ero fatto pisciare addosso per la prima volta, ed era sempre con lui che ero andato in un parcheggio di guardoni, una sera, e ci eravamo fatti ammirare mentre mi scopava sul cofano della sua auto.
insomma ci legava una certa simpatia, ma alla base del nostro rapporto c'erano la mia infinita troiaggine e la sua continua voglia di svuotarsi le palle.

alle 16:45 ero già pronto e impaziente, sapevo solo che Raffaele voleva festeggiare il mio compleanno e che mi avrebbe portato in un luogo segreto per consegnarmi il mio regalo.
arrivò alle 17 e 10 e senza darmi il tempo di lamentarmi del ritardo mi fece salire in macchina e mi bendò gli occhi.
"è una sorpresa" disse "stai tranquillo, ti faremo una bella festa"
fu quel "faremo" a fuorviarmi, a farmi sbagliare intuizione.
ero convinto che mi avesse organizzato una festa a sorpresa coinvolgendo tutti i miei amici, con la torta, i regali e tutto il resto.
ero convinto che mi avrebbe portato in qualche casa del popolo, oppure in un ristorante, mi avrebbe tolto la benda e mi sarei trovato di fronte Federico e Melania, Guido, Alessio, Lucia… insomma tutta la banda.
e invece…

il viaggio fu piuttosto breve.
mi fece scendere dall'auto, sempre bendato, lo sentii aprire una porta, poi scendemmo degli scalini fino ad un corridoio, infine un altra porta.
non sembrava un ristorante e non ricordavo nessuna casa del popolo con una saletta sotterranea… e poi c'era odore di chiuso, di umido.
mi fece sedere su una sedia imbottita, poi mi tolse la benda.
la cantina era semibuia, stavo da solo al centro dell'unico cono di luce, intuivo delle ombre in movimento intorno a me… ma non ero capace di scorgere altro.
mi sfregai gli occhi aspettando di abituarmi a quella strana luce, fino a che non sentii il coro:
"tanti auguri a te… tanti auguri a te… tanti auguri Andrea tanti auguri a teeeeeee"



dal buio vidi emergere uno dopo l'altro un gruppo di uomini nudi, completamente.
uno… due… tre… contai 8 uomini, l'unico che conoscessi era Raffaele.
ero davvero senza parole.
la luce sopra la mia testa illuminava perfettamente i loro corpi lasciando in ombra i volti, che si confondevano nella penombra.
Raffaele si spogliò e si mise al mio fianco.
"ecco il mio regalo… tanta sborra per te… datti da fare, scegli il primo"
feci vagare lo sguardo per tutta la stanza, esaminando uno ad uno quei corpi invitanti.
erano molto diversi fra loro per età, corporatura e dimensioni del pene, anche se erano ancora tutti rilassati (tranne Raffaele che era già duro, ma lui lo conoscevo bene).
indicai un uomo alla mia sinistra, approssimativamente un quarantenne, con un corpo solido e asciutto, completamente ricoperto da una foltissima peluria bruna.
"vieni tu"
fece due passi verso di me mettendo in luce un volto mediterraneo incorniciato da una barba scura e rigogliosa.
"questo è Domenico, operaio, di Cosenza" fu la presentazione del mio amico.
Domenico era stato istruito a dovere perché mi venne di fronte senza dire nulla, con una mano si scappellò l'uccello e con l'altra mi spinse la testa. tutto in gola, subito, fino in fondo.
dopo qualche pompata mi prese per le spalle e mi fece scendere dalla sedia, ponendomi in ginocchio.
le mie mani accarezzavano spasmodicamente quel torace fitto di riccioli neri e lambivano i sui capezzoli viola, mentre mi spingevo la sua fava ormai dura in bocca, accarezzandola da sotto con la lingua.
Raffaele si è avvicinato e mi ha appoggiato l'uccello sulla guancia, indeciso fra i due mi sono messo a leccarli entrambi passando da una cappella all'altra, affondandoli in gola e alternandoli, carezzandoli con la lingua mentre gli massaggiavo le palle.
"dai scegline un altro"
Raffaele voleva cedere il suo posto a qualcuno.
mi allontanai di qualche centimetro dai loro uccelli, quel tanto che bastava ad osservare gli altri 6 ancora disposti a semicerchio.
un paio avevano il cazzo dritto e se lo stavano menando.
fra questi uno in particolare colpì la mia attenzione; aveva almeno 60 anni, praticamente calvo e senza un pelo… e fra le gambe pareva avesse un tubo della stufa: una minchia enorme, più sottile in punta e davvero molto larga all'attaccatura. l'altro era molto più giovane, 30, 32 anni al massimo, era palestrato e sfoggiava una miriade di tatuaggi e un anellino al capezzolo.
"voi due"
ormai ero completamente padrone della situazione e mi comportavo come un sultano che seleziona le sue concubine.
il mio amico fece un passo indietro e mi lanciò uno sguardo complice
"questo lo prepari tu?" disse indicando il sessantenne e facendomi capire di avere perfettamente inteso quello che volevo.
"sì"
anche Domenico si spostò e lasciò spazio ai due.
"lui è Dario, direttore di banca, e questo è Michele, muratore"
Dario mi avvicinò subito il cazzo alle labbra, feci appena in tempo a scorgere una generosa goccia spuntare dalla punta e subito la imboccai, mentre con una mano segavo l'erezione dell'altro.
"proseguiamo, ne hai tanti da far divertire"
Raffaele accompagnò il cazzone alle mie spalle e mi alzò il bacino per mettermi a pecora, io prosegui la doppia pompa alternandomi in bocca l'uccello di Michele e quello di Domenico.
stavo spingendomi in gola il muratore quando sentii che qualcuno mi stava leccando il culo, non sapevo quale dei due e non mi interessava, pensavo solo a godermi quei bei cazzoni in bocca. con il sincronismo di due ballerini entravano ed uscivano dalle mie labbra, mi offrivano i loro coglioni da leccare, affondavano e spingevano la mia testa sul cazzo dell'altro, si fondevano in un unico "si… sì" appena mormorato.
Michele fu il primo a dare segni di urgenza.
ansimava sempre più velocemente e si menava forte la fava ogni volta che mi usciva dalla bocca.
Raffaele disse in tono perentorio: "tu schizzagli in faccia mentre lui pompa l'altro" poi si abbassò e mi bisbigliò all'orecchio "questo dietro non l'ho fatto lubrificare… tanti auguri"
rimasi imprigionato in un fermo immagine.
mentre il glande di Domenico mi urtava il palato il muratore proruppe in un fiotto di sborra poderoso che mi raggiunse il viso ed andò a sporcare anche il cazzo che stavo succhiando.
meno di un secondo dopo sentii Dario appoggiare la cappella sul mio buco e spingere forte fino a piantarmi tutto il suo bell' uccellone in culo.
il tempo era dilatato, come il mio culo.
per alcuni istanti fu come se fossi immobile, cristallizzato in quell'immagine perversa e naturale al contempo, profanato selvaggiamente dai cazzi su due fronti opposti e benedetto da quello schizzo caldo e sacro.
ma non ero immobile, affatto.
succhiavo e leccavo l'operaio e lo ripulivo dallo sperma del compagno, dietro di me anzi DENTRO di me sentivo Dario spingere e retrocedere, avanzando ad ogni colpo e prendendo possesso dei miei lombi con ogni centimetro di quella sua minchia fantastica.
"hai un culo di burro" disse, poi un colpo più forte piantato secco.
mugolavo e leccavo, ondeggiavo il bacino per meglio accogliere il mio scopatore e succhiavo avidamente il cazzo e le palle umide di sborra dell'operaio.
"non fermarti" disse.
come un disco rotto, come un'interferenza alla radio, come l'eco frastagliato della banda che invade le vie del paese e si infrange sulle mura rimbalzando fuori tempo, mi ritrovai incastrato fra due linee ritmiche discordanti:
Dario mi infilzava lentamente, sistematicamente, riusciva ad apparire calmo pur infliggendomi dei colpi forti e asciutti e conquistando il mio corpo centimetro dopo centimetro, senza fretta; Domenico era in preda all'euforia pre orgasmica, contraeva gli addominali, mi teneva la testa bloccata e mi fotteva la bocca all'impazzata, convulsamente, sbuffava.
"vengoooooooooo"
sentii aumentare la pressione sulla testa e mi spinse l'uccello giù in gola mentre spruzzava tutto il suo seme. in un attimo sentii fondersi il diverso sapore dei due maschi e lo assaporai come il più squisito dei nettari.
ingoiai.
mentre ripulivo Domenico dalle ultime tracce del suo orgasmo vidi Raffaele fare segno agli altri 4 che si avvicinarono.
due di loro avevano il cazzo già ritto, gli altri due erano ancora rilassati, forse erano i meno avvezzi a situazioni del genere e la loro timidezza li frenava.
alzai lo sguardo: il più giovane era sulla trentina, piuttosto alto e tonico, aveva il pube ricoperto di pelo precocemente imbiancato e sotto agli occhiali si capiva che era un po' imbarazzato. l'altro era sulla cinquantina, tarchiato e panciuto, con una bella croce di pelo che gli adornava il petto e scendeva fino all'inguine in un bosco folto e morbido.
si disposero intorno a me mentre Dario portava avanti gli scavi scandendo il suo ritmo lento ma preciso, si segavano.
i due uccelli duri mi guardavano negli occhi e avevano scritto in faccia che in me vedevano una troia… e che intendevano trattarmi da troia. gli altri tenevano lo sguardo basso e si menavano il cazzo quasi meccanicamente.
mi allungai verso di loro e presi ad accarezzargli le palle.
"va tutto bene ragazzi… state tranquilli" dissi, poi aprii la bocca e ingoiai completamente il cazzo più giovane mentre delicatamente scappellavo l'altro.
all'inizio sembravano troppo timidi per reagire, ma dopo qualche sapiente turbinìo di lingua sentii che la fava che avevo in bocca cominciava a gonfiarsi.
aspettai che prendesse un po' di vigore, poi mi avventai sul cinquantenne per offrirgli lo stesso trattamento, mentre menavo il primo.
"loro sono Alex e Mauro, lavorano in cantiere con Michele" disse Raffaele.
a sorpresa l'occhialuto mi prese la testa e mi strappò via dalla minchia che stavo succhiando per portarla sulla sua.
finalmente un po' di iniziativa!
lo pompai golosamente spingendolo fino all'ugola fino a che non sentii l'uccello largo e tozzo dell'altro reclamare soddisfazione.
in pochi minuti mi ritrovai scopato a 4 zampe con 4 bei cazzi duri disponibili e la faccia ancora sporca di sperma.
"a noi niente?" disse uno degli altri 2 che ancora non avevo toccato.
sporsi le labbra nella sua direzione e con le mani andai in cerca dell'altro. il primo era signore maturo, sui 55, brizzolato, paffuto ma non grasso, con delle belle cosce grandi e l'uccello regolare… ma fra le mani sentii un vero e proprio serpente, lungo e rigido, di marmo.
mi ero accorto che era alto e snello e che aveva almeno 60, 65 anni, ma non mi ero accorto avesse un cazzo così lungo, nella penombra del garage.
"infine ti presento Franco e Dino" disse il mio amico
"lui fa l'impiegato e questo uccellone qui è da poco pensionato, prima insegnava"
dopo qualche leccata a Franco mi buttai sul favone dell'ex professore e lo percorsi completamente con la lingua.
"ti piace questo bel bestione vero?" disse Raffaele "vediamo un po'…"
lo sentii armeggiare, poi Dario mi dette un ultimo colpo particolarmente violento ed estrasse il cazzo.
"cambio della guardia!"
Dario lanciò il profilattico sul pavimento e si dispose in mezzo agli altri mentre Dino si preparava a scoparmi.
"ragazzi questa è una festa… vediamo di fare le cose perbene" disse Raffaele ".
fece stendere Dario su di una coperta messa sul pavimento, poi mi portò a sedermi sul suo uccello, dandogli le spalle e mettendomi di nuovo davanti i 4 cazzi rimasti in semicerchio, che con Raffaele erano 5.
far entrare Dino fu facile dopo che avevo accolto il minchione di Dario, ma quando sentii che lo spingeva dentro realizzai che quel biscione lunghissimo mi avrebbe devastato dal dolore e dal godimento.
ma non ci fu tempo per pensare.
Dario mi piazzò le palle in faccia e gli altri 4 si masturbavano. a turno leccavo le loro cappelle e ungevo le loro aste di saliva, ne succhiavo una e poi passavo all'altra.
Dino mi teneva per i fianchi e mi impalava senza tregua e gli altri mi sbattevano i loro arnesi sulle labbra e sulla lingua.
"apri bene la bocca" disse Raffaele "Dario, appoggiagli la cappella sulla lingua ma non infilarla dentro… pronti ragazzi?"
annuirono tutti uno dopo l'altro.
anche Dino aumentò il ritmo della chiavata.
"aaaaaaaaaaaah!" Alex ruppe il silenzio ed esplose col primo spruzzo che mi raggiunse le labbra e la lingua e sporcò il cazzone di Dario che palpitava dalla voglia.
"vengo!"… "sborrooooooooo!" altre due voci ed altri due fiotti caldi e densi sulle gance, sugli occhi, in bocca.
"pompa Andrea… pompa"
la voce di Raffaele dette il via alla mia lingua e aprii il più possibile la bocca per pupparmi il cazzone sudicio di sborra.
vennero tutti, quasi insieme, mi riempirono la faccia e la bocca di schizzi da bere, raccolsero la crema dalla mia faccia con le loro cappelle e me la fecero leccare mentre ancora leccavo e pompavo Dario.
ero completamente stravolto e non capivo più a chi appartenesse il membro che stavo succhiando o di chi fosse la sborra che stavo assaporando.
ero perso ed estasiato in una esplosione multipla di superlativo godimento… leccavo e succhiavo… quasi pregavo per la sacralità di quel momento.
"aaaaaaaaaaaah"
l'urlo di Dino deflagrò nel seminterrato, lo sentii stringermi forte il bacino e inarcare la schienza sbattendomi tutto il suo lunghissimo uccello in fondo al retto.
mentre il pensionato mi schizzava in culo gli altri mi offrirono i loro uccelli ancora semi duri da leccare e lindare.
alla fine avevo la faccia appiccicosa e il culo aperto.
ero felicissimo.

ci ripulimmo e ci vestimmo.
se ne andarono subito via quasi tutti, solo Raffaele rimase a confabulare con Dario, in un angolo.
"che ne dici… andiamo a spegnere le candeline e poi torniamo qui a festeggiare? Dario ci offre la cena"

bevemmo e mangiammo molto, e anche la torta non era male, ma dopo un paio d'ore eravamo di nuovo, tutti e 3, nel garage.
ma questa è un'altra storia.
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